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2010-2020: UNA NUOVA DECADE DI CAMBIAMENTI NELLA
REFRIGERAZIONE
E NEL CONDIZIONAMENTO DELL'ARIA
VARI APPROCCI TESI A RIDURRE L'IMPATTO CLIMATICO
L. Kuijpers - Technische Universiteit, Eindhoven
Con l’inizio del nuovo decennio i CFC vengono aboliti in
tutti i paesi in via di sviluppo. L’obiettivo principale sarà, allora, quello di
evitare che si verifichino emissioni di CFC e di prodotti alogenati dalle
riserve ancora presenti; benché il Protocollo di Montreal non controlli le
emissioni, nel 2009 i politici hanno richiesto
analisi relative all’impatto che tali emissioni hanno sul clima. Nei
paesi sviluppati gli HCFC sono stati fortemente ridotti. Nel prossimo decennio
anche gli HCFC saranno aboliti. Nei paesi in via di sviluppo il processo è già
in corso e il suo completamento avrà luogo nei prossimi anni, mentre in quelli
di via di sviluppo comincerà in questo periodo e sarà regolato da un piano
comune. Si prevede una riduzione del 35% dei valori del 2009-2010 entro il 2020.
Qualora fosse possibile, si dovranno sostituire gli HCFC con alternative a basso
GWP, in ogni caso le considerazioni di carattere ambientale, incluse quelle
riguardanti il clima, rappresentano un punto molto importante nella scelta delle
nuove alternative. Tutto ciò si verificherà unitamente al passaggio
dall’HFC-134a a sostanze a basso GWP nel condizionamento degli autoveicoli in
molti paesi a partire dal 2011. Questa regolamentazione ha già incentivato lo
sviluppo di HFC a basso GWP e di HFO (come l’HFC-123yf e -1234ze) e nuovi
sviluppi saranno presto a disposizione nei settori della refrigerazione del
condizionamento. Allo stesso tempo la riduzione del consumo di HFC e delle loro
emissioni sono oggetto di attenta analisi sia nell’ambito del Protocollo di
Montreal sia in quello del Protocollo di Kyoto, che si occupa del controllo
delle emissioni attraverso il “paniere di Kyoto”, a partire dal 2009. Per
concludere, possiamo dire che il 2009 è stato l’anno degli sviluppi che ha dato
nuovo impeto all’utilizzo di refrigeranti dal GWP basso e, quindi, dei
refrigeranti naturali quali l’ammoniaca. Questo articolo illustrerà i legami che
intercorrono tra le diverse problematiche che ci si trova ad affrontare ai
giorni nostri e cercherà di dare una visione chiara dei possibili sviluppi
futuri.
1. INTRODUZIONE
Negli ultimi anni sono state prese alcune decisioni
importanti nelle riunioni del
Protocollo di Montreal; molte di queste saranno illustrate alla sezione 2.
Alcune di queste questioni sono particolarmente importanti e vengono trattate
dal protocollo di Montreal ma anche, per il collegamento con le emissioni di gas
serra, da quello di Kyoto.
-con la graduale abolizione nel 2010 nei paesi in via di
sviluppo, il Protocollo sta raggiungendo gli obiettivi prefissati nel 1990
relativi ai CFC, CTC e ai prodotti alogenati. Rimangono le quantità presenti
negli impianti e nei prodotti, che verranno gradualmente emessi nell’atmosfera.
Oltre all’obiettivo prefissato del recupero dello strato dell’ozono, la
relazione 2005 IPCC TEAP (IPCC,2005) ha sottolineato l’importanza dell’impatto
che queste sostanze ad elevato GWP hanno sul clima. Ora si sta studiando il modo
di evitare queste emissioni. Ne parleremo nella sezione 3.
- Con la regolamentazione europea sull’utilizzo di sostanze a
basso GWP che sostituiscano l’HFC-134a dal 2011 nel condizionamento degli
autoveicoli, tutti i produttori di componenti devono prestare particolare
attenzione sull’utilizzo di sostituti degli HFC a GWP basso. I candidati più
probabili sono, in questo caso, il biossido di carbonio e gli HFC dal GWP basso.
Nei prossimi anni nel settore della refrigerazione e del condizionamento saranno
commercializzati HFC insaturi a basso GWP, che potrebbero cambiare il processo
tradizionale di sostituzione. Questi aspetti saranno analizzati alla sezione 4.
- L’abolizione degli HCFC nei paesi industrializzati e in
quelli in via di sviluppo porterà all’utilizzo di un certo numero di gas non
ODP, una gran parte dei quali sono gli HFC o le miscele di HFC, entrambi
caratterizzati da un elevato GWP. La decisione relativa all’abolizione degli
HCFC nei paesi in via di sviluppo dà rilievo all’importanza dell’aspetto
climatico di queste sostanze, dando particolare importanza all’ammoniaca e agli
idrocarburi, accanto ad altri candidati. I vari aspetti dell’abolizione degli
HCFC saranno illustrati in seguito.
- Negli ultimi anni si è parlato a proposito del sistema con
cui gestire gli HFC e se deve essere presa in considerazione una loro graduale
eliminazione. Ora, le emissioni di questi prodotti chimici sono controllate
attraverso il “paniere dei gas” definito dal protocollo di Kyoto. In questa fase
ci si chiede se sarà contemplato un regime separato per gli HFC e per i PFC
all’interno del paniere.
Nella parte conclusiva analizzeremo le conseguenze di tutti
questi fatti.
2. DECISIONI DEL
PROTOCOLLO DI MONTREAL
In questa sezione sintetizzeremo le principali decisioni
prese a riguardo delle sostanze dannose all’ozono e ai loro sostituti.
Nella decisione XIX/6 sull’abolizione degli HCFC nei paesi in
via di sviluppo presa alla conferenza MOP-
“Al fine di incoraggiare le Parti a promuovere la selezione
di sostanze alternative agli HCFC che minimizzino gli impatti ambientali,
soprattutto quelli sul clima (effetto serra e surriscaldamento terrestre), e
prendano in considerazione la salute, la sicurezza e l’impatto economico; si
concorda che il Comitato Esecutivo nello sviluppo e nella definizione di
progetti e programmi e prendendo in considerazione il paragrafo 6, dà priorità a
progetti efficienti e ai programmi che si occupano tra l’altro di:
1) abolizione in primo luogo di quegli HCFC che hanno un
potenziale di esaurimento dell’ozono particolarmente alto, prendendo in
considerazione le circostanze che si verificano a livello nazionale;
2) sostituti ed alternative che minimizzano altri impatti
sull’ambiente, compreso quello sul clima, tenendo conto del potenziale di
riscaldamento globale, del consumo energetico e di altri fattori.
3) Imprese di piccole e medie dimensioni.
Nella Decisione XX/7 sulla distruzione, presa alla conferenza
MOP-
Nella Decisione XX/8 relativa ai sostituti degli HCFC e degli
HFC presa al MOP-20 a Doha, si afferma che è necessario avere a disposizione
maggiori informazioni sul processo di sostituzione degli HCFC e degli HFC:
“ Riconoscendo che
1) Si richiede al Pannello che verte sull’ Analisi
Tecnologica ed Economica di aggiornare i dati presenti nel Supplemento del
Pannello datato 2005 inserito nel
IPCC/TEAP Special Report ed illustrare la situazione attuale delle sostanze
alternative agli idroclorofluorocarburi e agli idrofluorocarburi, descrivendo le
varie applicazioni, i costi e le possibilità di penetrazione nel mercato dei
sostituti.
2) Si richiede al Segretariato sull’Ozono di redigere una
relazione che illustri le misure di controllo attuali, i limiti e le
informazioni relative ai composti utilizzati come sostituti delle sostanze
dannose all’ozono e sottoposti ad accordi internazionali in quanto influenzano i
cambiamenti climatici.
Le decisioni sopra citate si basano sulla sensazione che è
necessario intraprendere ulteriori azioni atte a proteggere lo strato dell’ozono
anche se particolare attenzione è stata prestata all’aspetto climatico delle
sostanze ad elevato GWP, ai possibili sostituti dal GWP basso e al loro impatto
climatico. L’impatto climatico rappresenterà, dunque, il punto focale di questo
articolo.
3. IL PROBLEMA DELLE
RISERVE E DELLE EMISSIONI
L’elemento più importante da analizzare nell’ambito del
problema sul cambiamento climatico è il controllo delle emissioni di gas che
contribuiscono al riscaldamento globale. Per quanto riguarda la refrigerazione e
il condizionamento dell’aria, si parla di CFC (clorofluorocarburi), HCFC (idroclorofluorocarburi),
di HFC (idrofluorocarburi) e in minor parte di PFC (perfluorocarburi) solo se si
considera il loro contributo al riscaldamento globale diretto.
Tabella 1: Anche se i CFC e gli HCFC contribuiscono in modo significativo a queste emissioni, le loro emissioni non sono controllate dal Protocollo di Kyoto perché sia la loro produzione sia il loro utilizzo sono già sotto il controllo del Protocollo di Montreal. Le loro emissioni non sono oggetto di analisi in quanto il Protocollo di Montreal si occupa di abolizione e non di verifica delle emissioni. D’altro canto, le emissioni di HFC sono controllate dal Protocollo di Kyoto ma per quanto riguarda la loro produzione e il loro utilizzo non vi sono meccanismi di controllo.
Controllo dei consumi (Protocollo di Montreal) | Controllo delle emissioni (Protocollo di Kyoto) | |
Controllo della disponibilità in commercio dei nuovi prodotti | Provvede agli incentivi e a uniformare le emissioni di gas a effetto serra | |
CFC | X | |
HCFC | X | |
HFC | X |
Si sa oramai da molto tempo che l’esaurimento dell’ozono
stratosferico e il cambiamento climatico sono correlati perché sia le sostanze
dannose all’ozono (ODS) sia molte alternative contribuiscono al cambiamento
climatico. In questo contesto, l’IPCC e il TEAP hanno redatto una Speciale
Relazione dal titolo “L’Ozono e il Clima” (IPCC, 2005); la relazione conclude
che la riduzione del consumo di ODS sancita dal Protocollo di Montreal darà
benefici al cambiamento climatico grazie al meccanismo riserve-emissioni.
Le riserve (in inglese banks) sono sostanze che sono state
prodotte ma che non sono ancora state liberate nell’atmosfera. Si trovano
infatti nelle schiume e negli impianti del settore della refrigerazione e del
condizionamento dell’aria. E’ possibile ottenere la riduzione delle emissioni
grazie ad un migliore contenimento delle sostanze (IPCC, 2005), a cariche minori
di refrigerante, al recupero e al riciclaggio o alla distruzione a fine vita e
ad un maggiore utilizzo delle alternative con un GWP basso o trascurabile o
all’utilizzo di nuove tecnologie.
La tabella 2 quantifica le riserve e le emissioni di CFC,
HCFC e HFC negli anni 2020 e 2015 sia nei paesi industrializzati sia in quelli
in via di sviluppo nei settori delle schiume, della refrigerazione e del
condizionamento dell’aria. Le emissioni di tutte le sostanze nei settori appena
citati nel 2015 saranno di 1.6 Gt CO2 equivalente all’anno, con un valore minore
del 10% rispetto a quello delle relative riserve. Benché la quantità di sostanze
chimiche presenti nelle schiume sia quella più rilevante, le emissioni sono
contenute. Delle emissioni totali del 2015, l’8% proviene dalle schiume e il
restante 92% proviene dai settori della refrigerazione e del condizionamento
dell’aria (di cui il 70% proviene dalla refrigerazione). Pur essendo con
quantità maggiori di riserve, le emissioni di ammoniaca e di idrocarburi sono
trascurabili in termini di impatto climatico.
Tabella 2: Riserve ed emissioni di CFC, HCFC e HFC negli anni 2002 e 2015 nei paesi industrializzati (non-Articolo 5) e in quelli in via di sviluppo (Articolo 5) in Gt CO2 equivalenti, seguendo lo scenario abituale “business as usual” (IPCC, 2005).
2002 | 2005 | ||||
Applicazioni | Paese | Riserve (Mt CO2 eq.) | Emissioni (Mt CO2 eq.) | Riserve (Mt CO2 eq.) | Emissioni (Mt CO2 eq.) |
Isolanti | |||||
CFC | Non-A5 | 8050 | 84 | 6340 | 64 |
A5 | 1980 | 33 | 950 | 22 | |
HCFC | Non-A5 | 1170 | 29 | 1310 | 14 |
A5 | 60 | 2 | 390 | 6 | |
HFC | Non-A5 | 20 | 3 | 640 | 18 |
A5 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Condizionamento fisso ** | |||||
CFC | Non-A5 | 350 | 53 | 100 | 24 |
A5 | 280 | 46 | 110 | 26 | |
HCFC | Non-A5 | 1270 | 105 | 700 | 104 |
A5 | 490 | 59 | 840 | 107 | |
HFC | Non-A5 | 100 | 7 | 1260 | 91 |
A5 | 20 | 2 | 230 | 18 | |
Refrigerazione | |||||
CFC | Non-A5 | 630 | 117 | 95 | 16 |
A5 | 2800 | 610 | 640 | 120 | |
HCFC | Non-A5 | 310 | 77 | 150 | 31 |
A5 | 490 | 154 | 1430 | 540 | |
HFC | Non-A5 | 490 | 100 | 2330 | 310 |
A5 | 30 | 3 | 410 | 85 | |
** Le emissioni globali di HFC del condizionamento dell'aria mobile (MAC) nel 2015 (150 Mt CO2 eqiuovalenti non è stato preso in considerazione (ciò si applica anche alle emissioni trascurabili di CFC nel settore MAC nel 2015) |
Le emissioni globali di HFC del condizionamento dell’aria
mobile (MAC) nel 2015 (150 Mt CO2 equivalenti) non è stato preso in
considerazione (ciò si applica anche alle emissioni trascurabili di CFC nel
settore MAC nel 2015).
Il Protocollo di Montreal intende ora occuparsi di come
indirizzare le emissioni degli ODS dei depositi. Le emissioni di ODS (CFC e
HCFC) nel 2015 saranno di 1 Gt CO2 equivalente all’anno, il 90% delle quali
proverranno dal settore della refrigerazione e del condizionamento presente
negli edifici. Le emissioni sono ancora rilevanti se raffrontate a quelle
previste dal Protocollo di Kyoto per il periodo 2008-2012, che sono dell’ordine
di 2 Gt CO2 equivalenti all’anno. Solo nel caso dei CFC, il 30% delle emissioni
globali del 2015 sarà originato dalle schiume , il 70% dal settore della
refrigerazione e del condizionamento presenti negli edifici. Laddove si parla
solo di paesi in via di sviluppo, il 15% delle emissioni nel 2015 proviene dalle
schiume, l’85% dal settore della refrigerazione e del condizionamento presenti
negli edifici.
E’ chiaro che, se è necessario evitare le emissioni, è
necessario anche prestare attenzione alle riserve di CFC a breve termine. Questo
fatto presuppone la presenza di programmi di sostituzione e di retrofit, con il
recupero e il riciclaggio (e la distruzione) di CFC dagli impianti refrigeranti
e di condizionamento, soprattutto nei paesi in via di sviluppo (vedi tabella 2).
Nel caso delle schiume è necessario prestare attenzione alle riserve sia dei
paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo, dove gioca un ruolo
importante il recupero dei CFC dai refrigeratori usati. Il problema da
affrontare in futuro potrebbero essere le emissioni globali di HCFC (vedi
Il problema delle emissioni provenienti dalle riserve riveste
un’importanza particolare laddove si interseca con quello del recupero dello
strato dell’ozono. Dato che il Protocollo di Montreal non può prendere misure
drastiche relative alle emissioni, i costi aggiuntivi dovuti a programmi che
portano all’eliminazione delle emissioni devono essere sostenuti dai paesi
industrializzati. Nei paesi in via di sviluppo il problema avrebbe ripercussioni
economiche pesanti perché il Fondo Multilaterale del Protocollo di Montreal non
contempla la riduzione delle emissioni (anche se sostiene il recupero e il
riciclaggio) e Fondi per il Clima come il Meccanismo per uno Sviluppo Pulito non
si occupano della riduzione delle emissioni di sostanze controllate dal
Protocollo di Montreal. Si prevedono
riunioni e negoziazioni che portino ad evitare almeno una parte delle emissioni
provenienti dalle riserve.
4. SOSTITUZIONE DEGLI
HFC; IMPATTO DELLA REGOLAMENTAZIONE EUROPEA
Nel 2006
Come nel caso dell’HFC 1234yf, sono stati effettuati e si
stanno effettuando studi sulla tossicità e sulla stabilità di alcheni
parzialmente fluorati; vi sono stati risultati negativi in diversi casi. Molti
altri alcheni sono ora, invece, in corso di sviluppo; uno in particolare è
commercializzato nel settore delle schiume (HFC 1234ze). Anche se l’HFC 1234yf
dovesse occupare in futuro la maggior parte del mercato del condizionamento dei
veicoli nuovi (si pensa non prima del 2011) vi potrebbero essere conseguenze
negative per l’utilizzo del CO2 non solo nel settore del
condizionamento dei veicoli ma anche in altri settori , dopo aver tenuto conto
dei problemi relativi all’infiammabilità e alla carica di refrigerante. Nei
prossimi anni, alcuni altri refrigeranti del tipo alcheni potrebbero affacciarsi
sul mercato; essi dovranno competere con i refrigeranti naturali e gli HFC
tradizionali. Un produttore chimico sta producendo una miscela contenente HFC
tradizionali a basso GWP, e sta prestando particolare attenzione al rendimento
energetico e alla riduzione della carica di refrigerante. Questo tipo di
sviluppo potrebbe avere un impatto sullo scenario dei futuri sostituti nel
settore del condizionamento dei veicoli, questo potrebbe, come prima detto,
avere anche un impatto sulle possibili conversioni per applicazioni della
refrigerazione e del condizionamento in altri settori, tenendo conto del
problema dell’infiammabilità. Molti sviluppi sono in corso ma è necessario
chiarire che prima di trovare soluzioni veramente innovative bisogna sbrogliare
ancora qualche matassa.
Laddove l’utilizzo di CO2 rimarrà o si allargherà
nei sistemi a bassa temperatura, la sua applicazione per temperature di
refrigerazione normali a temperature ambientali più elevate costituirà un
problema. Soprattutto per temperature
ambiente elevate, caratterizzate da tempo dall’utilizzo dell’HFC 134a,
l’utilizzo dell’HFC 1234yf potrebbe essere preso in considerazione in
futuro. Tuttavia, le combinazioni di CO2 con l’HFC 134a,
l’ammoniaca o gli HC (come il propano) nei supermercati sono considerate
migliori per le basse temperature; i costi non sono ancora stati valutati. La
necessità della sostituzione degli HCFC, soprattutto dell’HCFC R-22 nella
refrigerazione e nel condizionamento, con HFC alternativi dal GWP basso potrebbe
portare all’utilizzo di alcheni fluorurati e di nuove miscele di HFC a basso
GWP, anche se è ancora troppo presto per fare affermazioni definitive. La
possibile presenza futura di alcheni parzialmente fluorati poco o non
infiammabili come sostituti dell’HCFC 22 potrebbe condurre ad una competizione
con gli HC come il propano (un sostituto valido dal punto di vista energetico
dell’HCFC 22, ma infiammabile) nelle applicazioni della refrigerazione e del
condizionamento. In questa competizione, nel momento in cui gli alcheni fluorati
(completamente testati) dovessero diventare effettivamente disponibili, vi sarà
un impatto notevole sul mercato, tenendo conto dell’efficienza energetica.
Anche se è troppo presto fare previsioni accurate, l’analisi degli investimenti necessari a sviluppare impianti adatti agli alcheni (a bassa infiammabilità), combinata con il loro costo che ci si aspetta elevato, raffrontata a quelli necessari allo sviluppo di refrigeranti alternativi infiammabili (HC) così come dell’ammoniaca, dovrebbe determinarne il loro futuro destino. Ci si può aspettare che presto i produttori di refrigeranti illustrino chiaramente l’applicabilità degli alcheni e delle nuove miscele di HFC dal GWP basso. Le decisioni nei paesi in via di sviluppo per la scelta dei sostituti degli HCFC devono in ogni caso tener conto della sicurezza, del rendimento e della disponibilità. In considerazione dei tempi di applicazione, il processo di selezione dei refrigeranti potrebbe favorire alternative come i tradizionali HFC, HC e l’ammoniaca.