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POMPE DI CALORE GEOTERMICHE
H. Halozan Institute of Thermal Engineering, Graz University of Technology
Il terreno è un dispersore/
fonte di calore, che è simile all’aria esterna, quasi senza limite di risorse.
Le limitazioni possono essere dovute alla temperatura in regioni molto calde e
alla composizione del terreno. Nelle regioni fredde con forti richieste di
riscaldamento, i sistemi geotermici stanno dominando il mercato, ma al tempo
stesso anche la domanda per sistemi di refrigerazione in generale sta
aumentando. Un uso completamente differente del suolo si ha nel caso dei grandi
impianti che richiedono sia condizionamento sia riscaldamento: non funziona più
ricaricamento naturale di calore del suolo, e un’eccellente soluzione è quella
di rimuovere il calore dall’operazione di raffreddamento.
Il terreno diventa un magazzino
di calore, e i suoi cambiamenti di temperatura sono le conseguenze all’azione di
estrazione/ iniezione di calore nel terreno durante l’arco dell’anno.
Presi tutti questi aspetti nel
loro insieme, possono essere realizzati impianti ad alta efficienza.
Parole chiavi: pompe di
calore geotermiche, edifici, sistemi di riscaldamento/refrigerazione
1.
Introduzione
Le prime
considerazioni inerenti all’uso del terreno, come fonte di calore furono
avanzate nel 1912 dallo svizzero Zölly. Tuttavia, l’utilizzo commerciale del
terreno, come fonte/dispersore di calore per le pompe di calore, iniziò negli
anni 70 dopo la prima crisi petrolifera. i sistemi installati in quel momento
erano principalmente impianti a circuito secondario. Successivamente, furono
introdotti i sistemi ad espansione-diretta.
Il
sottosuolo agisce come un accumulatore stagionale. Ad una profondità di circa 10
m la temperatura indisturbata del terreno rimane costante tutto l’anno. Tra il
livello della temperatura costante (come detto 10 m) e la superficie, invece la
temperatura cambia per le condizioni esterne: a seconda dalla profondità, questi
cambiamenti sono smorzati e ritardati. Eliminando i picchi della temperatura
dell’aria esterna, il suolo risulta essere un’efficiente sorgente/dispersore di
calore per il funzionamento delle pompe. Le pompe di calore geotermiche possono
essere utilizzate: nelle aree con forti cambiamenti climatici e con differenti
proprietà del suolo, per i piccoli e grandi sistemi, per quelli solamente a
riscaldamento, come pure per le applicazioni di riscaldamento e
refrigerazione.
La
caratteristica dei piccoli sistemi è quella di recuperare le risorse del
terreno, principalmente attraverso la raccolta della radiazione solare raccolta
dalla superficie del suolo. I piccoli sistemi vengono usati per il
riscaldamento, e anche per la refrigerazione e possono anche essere sfruttati
per la refrigerazione diretta (senza l’intervento di pompe di calore)
in modo particolare all’inizio della stagione in cui e’ necessario
raffreddamento. Per i grandi sistemi, deve avvenire il recupero del suolo
attraverso l’iniezione o l’estrazione del calore. A volte devono essere previsti
dei sistemi addizionali per il ricaricamento del terreno, e devono essere
progettati dei sistemi ibridi.
2. Impianti solo
riscaldamento:
Sono
stati sviluppati vari progetti di impianto per l’utilizzo del suolo come fonte
di calore per il funzionamento in solo riscaldamento; le differenze risiedono
principalmente nella capacità del sistema e nella superficie disponibile.
Gli
scambiatori orizzontali a terreno sono normalmente installati ad una profondità
di circa 0.3 m al di sotto della profondità in cui la temperatura ghiaccia, per
esempio nelle regioni popolate dell’Austria ad una profondità di circa 0.8-1.2
m. All’inizio della stagione del riscaldamento, la temperatura della parte
superiore del suolo è più alta di quella indisturbata a 10 m di profondita’ (
dai 15 ai 19°C invece che dai 10 ai 12°C); durante questa stagione la
temperatura scende poi sotto gli 0°C a causa dell’estrazione di calore, ma la
migrazione dell’umidità e la formazione del gelo aiutano a stabilizzare la
temperatura. Alla fine della stagione del riscaldamento inizia il ricaricamento
naturale, e il calore si distribuisce dalla superficie del suolo alla serpentina
scambiatore di calore; se il sistema è progettato correttamente la vegetazione
al di sopra della serpentina difficilmente ne rimane influenzata.
I pozzi
verticali sono richiesti se la superficie disponibile è insufficiente per i
sistemi orizzontali. Nel caso dei pozzi-scambiatori verticali, sono disponibili
due progetti: uno per i pozzi poco profondi con una profondità di 20 m., e
l’altro per quelli con una profondità maggiore dei 100 m. o più (250 m.). La
profondità dipende dalle condizioni del terreno e dalle attrezzature di
scavatura disponibili. Gli scambiatori di calore possono essere dei tubi di tipo
ad U, dei tubi doppi ad U, oppure di tipo coassiale. Altre versioni di
scambiatori di calore con il terreno possono essere i raccoglitori aderenti o
per fossi, oppure vengono utilizzati gli scambiatori di calore a spirale per
buchi con ampi diametri, come quelli progettati da O.Svec. in Canada.
La
maggior parte dei sistemi installati nel mondo, sono impianti a circuito
secondario, che dominano a livello globale le applicazioni delle pompe di calore
geotermiche, ma sono anche cresciuti i sistemi ad espansione diretta, come in
Austria dove una grande parte di pompe di calore geotermiche solo riscaldamento
usano questa tecnologia.
Nel caso
dei sistemi a circuito secondario l’unità a pompa di calore e i sistemi di
estrazione del calore sono separati. In questo caso la pompa di calore viene
progettata come un’unità compatta salamoia/acqua, nella quale il contenuto del
refrigerante può essere minimizzato e l’unità prodotta e testata in azienda, per
adempiere alle richieste di tenuta alle perdite.
Il
problema di questo concetto è l’impianto a circuito secondario: il portatore di
calore, per lo più una miscela di glicole/acqua, deve essere fatta circolare
attraverso la serpentina nel sottosuolo per mezzo di una pompa a circolazione
ideata appositamente per le temperature più basse. Ogni abbassamento di
temperatura svolge un’influenza negativa sul COP, quindi si alza la richiesta di
potenza elettrica e aumentano le emissioni indirette di gas a effetto serra
causate dall’ impianto produttore di energia elettrica.
I sistemi
ad espansione diretta hanno alcuni vantaggi se paragonati a quelli a circuito
secondario: l’evaporatore dell’unità della pompa di calore è installato
direttamente nel sottosuolo, ciò significa che il trasferimento di calore dal
sottosuolo al refrigerante avviene direttamente. L’energia necessaria alla
circolazione del refrigerante nell’evaporatore, proviene rispettivamente dal
compressore e dalla perdita di pressione; questo significa che non vi è alcun
bisogno di pompe di circolazione e di potenza addizionale.
Nel caso in cui vi sia un progetto
adatto, i sistemi a espansione diretta risultano più efficienti dei sistemi a
circuito secondario. L’SPF (dall’inglese Seasonal Performance Factor: indicatore
di efficienza media stagionale) dei sistemi a evaporazione diretta negli edifici
nuovi e ben isolati con carichi di calore al di sotto dei 60 W/m2,
con sistemi di riscaldamento a pavimento a bassa-tempertatura, si
inseriscono in una scala da 4 a 5, 2 sistemi monitorati hanno superato i 6.
Ci sono
però anche degli svantaggi nei sistemi a evaporazione diretta: la saldatura in
sito è (ed era) necessaria per collegare il collettore al sottosuolo e all’unità
a pompa di calore: inoltre si potrebbero verificare delle perdite del
refrigerante e inquinamento dell’acqua del sottosuolo. La serpentina
dell’evaporatore del sottosuolo diventa molto più grande rispetto
all’evaporatore di una unità compatta a pompa di calore, in questo modo si
aumenta la carica del refrigerante. Questi svantaggi sono stati risolti dai
produttori e installatori dei sistemi ad espansione diretta. (Halozan e Rieberer
2002).
Un interessante progresso è
stato realizzato da K. Mittermayr della M-tec Company, che ha ideato un tubo di
calore basato su una sonda nel sottosuolo con CO2 funzionante come
fluido di scambio con il terreno e con i pozzi verticali profondi circa 100 m.
Questo sistema di auto-circolazione è a livello ambientale pienamente
compatibile - il fluido attivo è CO2 e la sonda funziona senza olio e
ha il vantaggio di non richiedere
pompe di circolazione. Il ciclo della pompa di calore è
fisicamente disaccoppiato dal ciclo di
estrazione del calore, e dal ciclo di CO2. (Fig.1)
Figura 1:
Principio di funzionamento di un tubo di calore (termosifone a due fasi) e
schema del sistema della pompa di calore
In
generale le nuove costruzioni possiedono un isolamento termico migliore e i
carichi termici sono ridotti in modo significativo. Un ulteriore passo è stato
realizzato in quelle case chiamate passive, case che richiedono quantita’ di
energia ultra-bassa: le perdite di trasmissione nel rivestimento degli edifici
sono nella scala da 10 a 15 W/m2. Alcuni edifici possono essere
riscaldati usando un sistema di ventilazione controllata, che consiste in un
collettore d’aria nel terreno, in uno scambiatore di calore e in una pompa di
calore. L’aria fresca è preriscaldata nel collettore d’aria nel sottosuolo e
nello scambiatore di calore per poi finire il suo riscaldamento nelle pompe di
calore. L’aria di scarico è raffreddata nello scambiatore di calore e
nell’evaporatore delle pompe di calore. Un ulteriore miglioramento può essere
raggiunto usando una serpentina nel sottosuolo per evitare le perdite di
congelazione/scongelazione della pompa di calore. L’SPF raggiungibile con questi
sistemi che usano pompa di calore a CO2 come fluido attivo e’ di
circa 6. Questa sembra essere la soluzione per gli edifici a basso consumo
energetico. (Rieberer e Halozan, 1997).
3. Sistemi di riscaldamento e
raffrescamento
Il
bisogno del condizionamento d’aria non dipende soltanto dal clima, dipende anche
dalla grandezza e dall’utilizzo degli edifici; un punto addizionale è
l’architettura, il vetro è moderno, e i guadagni solari possono diventare dei
carichi termici molto veloci, che devono essere rimossi.
Ci sono
tre tipi di clima che richiedono il condizionamento dell’aria, climi che hanno
una temperatura media quotidiana maggiore di 24 gradi, climi con un tasso di
umidita’ superiore al 65%, e climi, dove si combinano entrambe le tipologie. Nei
grandi edifici commerciali i carichi termici interni dipendono dalle persone,
dalle luci, dall’utilizzo di computer, etc. e può succedere che questi carichi
termici debbano essere rimossi.
Le pompe di calore geotermiche accoppiate con un sistema a
circuito secondario offrono la possibilità di riscaldare e refrigerare, per
questa operazione il terreno è usato come magazzino reso accessibile dalle
perforazioni verticali, da cavita’ verticali se
sono richieste per la fondazione degli edifici (Fig
2) o dalle falde (Fig.3).
Il calore iniettato, durante l’estate, aumenta la temperatura del suolo, e
l’estrazione di calore durante tutto l’inverno offre la possibilità di
refrigerazione diretta, senza l’operazione delle pompe di calore, usando
solamente il portatore di calore, almeno all’inizio della stagione estiva. Dopo
quindi la deumidificazione può essere realizzata con la pompa di calore. Questo
significa che l’energia di riscaldamento e refrigerazione può essere
immagazzinata all’inizio delle stagioni.
L’uso di sistemi a bassa exergia possono migliorare ulteriormente l’efficienza
di questo sistema. Sistemi a bassa exergia, che sono i sistemi di distribuzione
di calore con basse temperature durante le stagioni di riscaldamento, come i
sistemi di riscaldamento a pavimento, e relativamente alta temperatura per le
stagioni più fredde come i soffitti a raffreddamento, oppure le strutture di
cemento attivo, possono aumentare notevolmente l’efficienza globale degli
edifici. Per rendere efficienti i sistemi, la temperatura dell’acqua fredda deve
essere mantenuta la più alta possibile e quella dell’acqua calda la più bassa
possibile.
Per la deumidificazione sono necessari dai 6°C agli 8°C; la rimozione della
carica di refrigerazione puo’ avvenire a 16°C o temperature superiori. Nel caso
in cui si debbano usare due pompe di calore, una produrrà acqua fredda con una
temperatura che va dai 6°C agli 8°C per la deumidificazione, mentre la seconda
produrrà acqua fredda dai 16°C ai 20°C per la rimozione della carica di
refrigerazione, entrambe combinandosi con le riserve termiche presenti nel
terreno.
Un altro approccio è quello di usare un sistema DEC per la deumidificazione,
dove la rigenerazione del disessicante (tipo il SilcaGel) è portata a termine
dall’eccesso di calore prodotto dalle pompe di calore, che forniscono acqua
fredda per la carica di refrigerazione. Con un simile progetto possono essere
realizzati dei sistemi altamente efficienti.
4. Sommario
Le pompe di calore geotermico accoppiate hanno guadagnato un’importanza mondiale
per quanto riguarda l’efficienza energetica nelle operazioni di riscaldamento e
refrigerazione. Il suolo agisce come riserva e offre la possibilità di smorzare
gli effetti delle oscillazioni della temperatura esterna, nei climi più freddi
permette l’operazione monovalente di riscaldamento della pompa di calore.
I nuovi sviluppi, come il miglioramento delle unità a pompe
di calore, delle pompe di calore a espansione diretta o delle pompe di calore
unite a tubi di calore basate su sonde verticali, mostrano come ci sia ancora
spazio per nuove idee, necessarie
per trovare soluzioni competitive e di successo nel futuro.