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LA CORRETTA MESSA IN ESERCIZIO DEGLI IMPIANTI:
VERIFICA DEI PARAMETRI
IL FRIGORISTA AUTODIDATTA
Luigi Nano - Coordinatore pratico dei corsi di tecniche frigorifere del Centro Studi Galileo
Con l’intensificarsi di normative e leggi italiane ed europee
per la corretta progettazione, installazione e manutenzione degli impianti di
refrigerazione e con l’avvento dell’obbligatorietà dei controlli periodici delle
macchine, risulta indispensabile che i Tecnici del Freddo abbiano una formazione
di base sugli argomenti della refrigerazione.
Ancor più importante risulta quanto detto sopra, vista la
prossima uscita della certificazione di tutto il personale che maneggia i gas
refrigeranti fluorurati (essendo potenti gas serra) secondo la regolamentazione
europea 842/06.
Rientra
in questa legge chiunque debba effettuare installazioni, manutenzioni, recupero
degli impianti che contengono HFC (qualsiasi sia la quantità di refrigerante che
contengono) e controlli periodici per la ricerca perdite (solo per impianti con
più di
La formazione e l’informazione può essere appresa dai tecnici
in diversi modi:
-
tramite i periodici corsi di formazione organizzati dall’Associazione dei
Tecnici del Freddo e dal Centro Studi Galileo (vedi su
www.centrogalileo.it)
-
tramite articoli tecnici, riviste, manuali, libri tecnici (frigorista
autodidatta),
-
tramite i corsi in DVD, ripresa fedele del corso in aula del Centro Studi
Galileo con tutta la documentazione didattica consegnata al corso.
Una volta che il Tecnico si sente preparato oppure alla fine
del corso di formazione, quando uscirà il decreto del Ministero dell’Ambiente il
Tecnico potrà cimentarsi nell’esame teorico e pratico per l’ottenimento della
certificazione, secondo le linee che verranno emesse dal Ministero stesso.
Lo scopo della legge è quello che il settore della
refrigerazione e del condizionamento soddisfi completamente il suo ruolo per il
controllo delle emissioni di gas serra e del conseguente ormai dimostrato
cambiamento climatico da questi causato.
Il
settore della refrigerazione a seguito di questi maggiori controlli
presumibilmente diminuirà sia il contributo diretto
di emissioni di gas serra, ora attestato al 2% delle
emissioni mondiali totali di gas serra (ma da recenti studi destinato ad
aumentare, se non intervenissero limiti, fino al 28-45% entro il 2050, fonte
Netherlands Environmental Assessment Agency)
sia il contributo indiretto
dell’energia elettrica consumata per il loro utilizzo, che
è generata principalmente da idrocarburi, ora attestato al 15% circa delle
emissioni mondiali (una revisione della normativa da parte della commissione
europea è prevista per il 2011).
Controlli sugli impianti
Premesso che, prima della messa in
funzione o intervento su un impianto frigorifero, il tecnico che si reca sul
posto deve essere a conoscenza delle condizioni di lavoro previste in fase
progettuale ossia: scopo dell’impianto, temperatura della cella, temperatura di
evaporazione, (se trattasi di condensazione ad aria); oppure rispetto alla
temperatura dell’acqua disponibile se è impiegato un condensatore ad acqua.
Oltre agli elementi di cui sopra il frigorista deve
conoscere anche, evidentemente, il tipo di gas impiegato.
Come prima operazione (nel caso non
ci fossero) inserirà il manometro sul lato aspirazione del compressore e sul
lato alta pressione.
Si osserva che i parametri non
corrispondono a quelli di progetto ossia il compressore, per ipotesi, lavora ad
una temperatura di evaporazione del gas frigorigeno più bassa di quella
prevista.
Prendiamo in esame un impianto per
cella conservazione frutta a
Erano previste le seguenti condizioni
di lavoro: - 5/-
Sul lato alta pressione si verifica
una temperatura di condensazione più bassa di quella prevista dal progettista;
ad esempio +
Si fanno allora delle verifiche che
sono abbastanza numerose: vengono qui elencate quelle più evidenti:
In caso di rilevamento di pressioni e
quindi temperature di evaporazione più basse di quella prevista, le cause vanno
ricercate in primo luogo sul circuito di mandata del gas frigorigeno liquido; la
più evidente è la scarsità di frigorigeno; lo si deduce dalla spia di passaggio
del liquido; ma non è detto che realmente il frigorigeno nell’impianto sia
scarso; si controlla quindi anche lo stato del filtro disidratatore.
Se questo è parzialmente ostruito
evidentemente produrrà ostacolo alla circolazione del frigorigeno diretto alla
valvola termostatica.
L’ostruzione del filtro disidratatore
è facilmente avvertibile in quanto, le temperature del tubo a monte e a valle
del filtro stesso sono diverse, ovvero la temperatura del tubo a valle del
filtro è più bassa di quella a monte.
Se l’ostruzione è abbastanza
consistente si può anche notare la condensazione di acqua sul filtro stesso o
addirittura di brina.
Dunque se il filtro è a posto e la
carica è anche sufficiente ossia, se la spia non segna passaggio di frigorigeno
liquido misto a bollicine, l’ostruzione evidentemente è più avanti.
Per esempio nel filtro della valvola
termostatica. Se anche questo è in ordine si procede oltre.
Ad esempio vi può essere umidità
nell’impianto per cui si forma la goccia di ghiaccio sull’orifizio della valvola
termostatica.
Diciamo a priori che un ostacolo di
questo genere provocherebbe il vuoto nell’impianto frigorifero, fino all’arresto
del compressore tramite il pressostato di bassa pressione.
Fatte tutte queste indagini ed
eseguiti i provvedimenti di cui sopra si ricontrolla il funzionamento
dell’impianto. Se alla osservazione dei manometri le condizioni di troppo bassa
pressione in aspirazione persistessero il frigorista deve pensare ad ulteriori
inconvenienti che esulano da quelli già presi in considerazione.
Esempio:
a) il pacco alettato dell’evaporatore
potrebbe essere intasato di brina o di ghiaccio.
b) oppure la valvola termostatica non
è regolata in modo giusto.
Nel caso di intasamento di ghiaccio,
anche senza entrare in cella per verificare, si ha una prima avvisaglia nel
senso che, essendo bloccata la batteria, la capacità di scambio dell’evaporatore
è inferiore alla portata della valvola termostatica e quindi si ha un ritorno di
gas frigorigeno non evaporato verso il compressore; quindi già dalla sala
macchina il frigorista può avere un primo orientamento. Il compressore tende a
brinare sul lato aspirazione.
Si ferma l’impianto, si procede allo
sbrinamento e quindi tutto dovrebbe ritornare normale.
c)
Caso in cui c’è una disfunzione sull’organo di regolazione ossia la valvola
termostatica è troppo chiusa o bloccata da umidità: dall’esterno della cella il
frigorista può osservare che la condotta di ritorno, cioè il tubo di aspirazione
è troppo caldo rispetto alle sue temperature normali di surriscaldamento che
sono circa
Si fa un tentativo di regolare la
valvola, cioè di aprirla. Se nulla si ottiene vuol dire che il difetto è nella
valvola termostatica.
Se invece aprendo la valvola
termostatica si abbassa la temperatura del tubo di aspirazione, automaticamente
dovrebbe elevarsi la temperatura di evaporazione letta sul manometro aspirante
e, in queste condizioni, si può ritenere che l’impianto sia stato ben sistemato;
si vedrà che ritornando normale la temperatura di evaporazione sarà aumentata e
quindi ritornata sul livello normale anche la temperatura di condensazione.
Ovviamente vi sono numerosi altri
casi di disfunzione; noi abbiamo preso in considerazione soltanto quelli più
frequenti.
La lettura dei manometri
Si nota spesso da parte del
frigorista la tendenza a leggere le pressioni dei manometri anziché le
temperature. Ciò è corretto, però richiede una buona memoria da parte del
frigorista stesso o eventualmente di chi l’ascolta a distanza per dargli
consigli.
Ossia è più facile esprimersi in
gradi centigradi piuttosto che in bar poiché il controllo dell’impianto
frigorifero è più immediato se riferito alle temperature anziché alle pressioni.
Ad esempio, noi ricordiamo più facilmente qual’è la temperatura di lavoro degli
impianti in base alle temperature degli ambienti cui l’impianto è stato
destinato.
Facciamo un esempio:
Se l’impianto è previsto per frutta,
noi diremo che l’impianto funziona correttamente quando leggiamo sul manometro
aspirante, in corrispondenza della scala del R134a la temperatura di - 5/6 °C
(che rappresenta il ∆T più idoneo) piuttosto che leggere la relativa pressione.
Così
pure sul lato alta pressione cioè sulla temperatura di condensazione di un
compressore frigorifero diremo pertanto che sviluppa una resa di x Kcal/h a -
10/+
Se un
impianto, ad esempio con condensazione ad acqua, è stato previsto per condensare
a +
Esaminiamo ora il caso in cui la temperatura letta sul manometro di aspirazione
è troppo vicina alla temperatura della cella cioè il salto termico non è di 5/6
°C ma soltanto di
Su questo punto bisogna fare
attenzione ad un particolare che si può verificare.
Normalmente noi inseriamo il
manometro sul rubinetto di aspirazione a monte del filtro che è fra il rubinetto
e la camera di aspirazione.
E’ evidente che se questo filtro è
ostruito noi noteremo una pressione di aspirazione superiore a quella
normalmente prevista dal progettista; al contrario invece se il manometro è
collegato su un tappo della camera di aspirazione del compressore noteremo una
pressione più bassa; la differenza delle due pressioni a monte del rubinetto
aspirante e nella camera di aspirazione indica una perdita di carico.
Questa perdita di carico è dovuta a
intasamento da sporcizia del filtro sul lato aspirazione del compressore.
Effettuata la pulizia del filtro
stesso, l’impianto dovrebbe riprendere le sue condizioni iniziali.
Se ciò non si verificasse cioè, se il manometro indica ancora pressione in aspirazione troppo elevata bisogna procedere ad altre ricerche, come diremo avanti.