CHE COSA PENSA L’ASHRAE A PROPOSITO DEL
RENDIMENTO ENERGETICO NELLA REFRIGERAZIONE E NEL CONDIZIONAMENTO?
Abbiamo
molti problemi da affrontare al riguardo. Il primo è la richiesta crescente di
energia in quanto i paesi in via di sviluppo si stanno espandendo e le riserve
sono limitate. Così dobbiamo affrontare il problema della richiesta di energia e
quello, forse ancora più pressante,
relativo all’impatto ambientale dell’energia che utilizziamo, come ho potuto
constatare in occasione del convegno tenutosi a Copenhagen. Nel mondo gli
edifici utilizzano circa il 40% dell’energia primaria, ecco perché la riduzione
del consumo energetico è così importante. Abbiamo fatto molta strada rispetto a
20-30 anni fa e la tecnologia si è sviluppata di conseguenza ma ora vi sono
pressioni sia dal mondo economico sia da quello della politica a ridurre il
consumo energetico. Vediamo che cosa significa ciò. A Copenhagen c’erano molti
paesi: dal Giappone, all’Europa agli Stati Uniti interessati alla riduzione del
consumo energetico. Molta di questa energia deriva dal petrolio, dagli impianti
a carbone e a combustibili fossili. Dunque se saremo in grado di ridurre il
consumo energetico, saremo in grado di ridurre le emissioni. Negli Stati Uniti
il Senato e la Camera si sono entrambi interessati alla questione, ma credo che
si arriverà a delle soluzioni concrete relative agli edifici adibiti ad uso
commerciale e privato all’inizio del 2010 quando se ne dovrà dimostrare
l’efficienza dal punto di vista energetico. Nel 2010, quindi ora, in termini
generali, tutti gli edifici federali, residenziali e commerciali dovranno
dimostrare di essere più efficienti del 30%, mentre quelli di nuova costruzione
dovranno avere un’efficienza migliore del 50% entro il 2016 e la percentuale
aumenta al 75% entro il 2020. Si tratta di obiettivi grandiosi. Erano già
presenti comunque requisiti minimi per gli edifici federali esistenti, circa
500.000, per essi si dovrà ridurre il consumo energetico del 40% entro il 2015,
dunque sarà necessario portare a termine il retrofit di 500.000 edifici e
renderli più efficienti entro il 2015. Si tratta di un compito molto duro. In
Europa questi programmi si stanno sviluppando e si stanno prendendo posizioni
non solo per gli edifici di nuova costruzione ma anche in quelli già esistenti.
In Europa esistono incentivi governativi. Spesso il Governo offre finanziamenti
per il 20 o il 30% del costo dell’impianto e questo è il solo sistema da seguire
se si vogliono raggiungere risultati concreti. Negli Stati Uniti c’è la legge
sul recupero e il reinvestimento che offre 3 dollari al piede quadrato per il
recupero degli edifici già esistenti. Si tratta di una buona misura ma sarà
difficile raggiungere gli obiettivi prefissati in quanto la mole di lavoro da
portare a termine è gigantesca. Forse conoscete la relazione Mckenzie che è un
istituto di ricerca americano. In essa si dice che per portare a termine il
retrofit degli edifici esistenti gli USA spenderanno 70 milioni di dollari
l’anno e avranno un ritorno economico del 17%. Si tratta di una buona
percentuale. Gli Stati Uniti focalizzano la loro attenzione sui problemi a breve
termine, ma è necessario cambiare direzione. Se chiediamo ad un costruttore se è
pronto ad investire più denaro per avere un edificio efficiente dal punto di
vista energetico anche a lungo termine, lui risponderà che non investirà neanche
un dollaro. Dunque è necessario pensare a lungo termine e il Dipartimento per
l’Energia si sta muovendo in questa direzione. Se siamo in grado di raggiungere
questi livelli di rendimento energetico negli edifici, ASHRAE è in grado di
offrire la tecnologia necessaria. Abbiamo standard, guide e programmi che
permettono di raggiungere quei livelli. ASHRAE ha appena pubblicato lo standard
189.1-2009
relativo al
rendimento negli edifici che è sostenibile e tratta di diverse problematiche
oltre a quella del rendimento energetico. Il problema energetico è analizzato
dal punto di vista del rendimento raffrontato con i codici esistenti ed è più
efficiente dello standard 90.1 del 2004. Si tratta di un passo importante e ve
ne saranno altri all’interno dello standard 90.1, che è molto seguito in America
e nel mondo.
In Europa per il controllo energetico degli
edifici c’è la direttiva EPBD (Energy Performance Building Directive), negli USA
SI STA seguendo una via simile? Quali sono le differenze e quali sono i punti in
comune?
A questo punto vi sono differenze significative. La direttiva
europea è molto diffusa in quanto 27 paesi l’hanno firmata e il problema del
rendimento energetico riguarda sia gli edifici nuovi sia quelli già esistenti.
Dunque molti programmi riguardano gli edifici già esistenti, che rappresentano
il 90% dell’insieme degli edifici. Fino ad ora l’interesse in Europa si è
focalizzato sugli edifici in costruzione ma ci aspetta un cambiamento di
tendenza in quanto si tratta dell’unico modo per
ottenere i risultati sperati. Naturalmente dovranno verificarsi alcune
cose prima che questo avvenga come il finanziamento dei programmi e la presenza
di una maggiore consapevolezza. Rispetto all’Europa abbiamo sia un vantaggio sia
uno svantaggio dato dal costo limitato dell’energia. Questo fatto rende il
retrofit molto difficile da accettare da un punto di vista economico. Dal punto
di vista politico, invece, potrebbe essere difficile aumentarne il costo anche
se io penso che si dovrebbe fare. Ci sono molte cose da prendere in
considerazione per riuscire a diminuire il consumo dei sistemi ed una delle cose
più importanti è creare un clima di consapevolezza. Tutti sanno che esistono
automobili efficienti e negli Stati Uniti vi si appone un’etichetta che ricorda
le velocità da rispettare sia nei centri abitati sia in autostrada. Non esiste
questo tipo di etichettatura per gli edifici. Esiste per i frigoriferi ma non
per gli edifici. Abbiano visto la creazione di programmi in Europa e l’EPPD sta
diventando di uso comune. L’ASHRAE ha sviluppato un programma simile chiamato il
programma energetico per gli edifici. Partito a dicembre 2009, abbiamo 25
edifici che stanno seguendo questo programma pilota e pensiamo di portare a
termine la realizzazione del progetto entro la fine del 2010. Lo scopo di questo
programma è quello di portare sia il pubblico sia i proprietari ad una maggiore
consapevolezza del problema. Ci sono due etichette: si ottiene la prima quando
l’edificio è stato costruito conformemente alle richieste e dimostra quanto sia
importante il rendimento energetico. La seconda è ottenuta grazie al
miglioramento del livello e presuppone la registrazione dei dati. Al di là di
tutti questi dati vi sono quelli relativi al rendimento e quelli che permettono
al proprietario di migliorare il rendimento dell’edificio di sua proprietà.
Questo programma permette di raffrontare diversi edifici, per esempio se avete
un ufficio nella zona climatica 5 per esempio a Chicago ed un altro nella stessa
zona climatica, potete raffrontare i dati tra loro. Questo programma sta
suscitando molto interesse e viene seguito anche su base volontaria. Così, se un
proprietario possiede un edificio con un buon rendimento, ha tutto l’interesse
ad ottenere le etichette precedentemente descritte e dimostrare quanto sia
affidabile il suo edificio. Stiamo incoraggiando questa tendenza perché maggiore
è la consapevolezza, più siamo in grado di spingere l’industria ad interessarsi
al rendimento energetico
degli edifici. Penso che l’etichettatura diventerà presto un’abitudine in
America, come lo è già in Europa.
QualI saranno le tecnologie più utilizzate in
futuro e quali sono le tecnologie più recenti nei settori della refrigerazione e
del condizionamento?
Se analizziamo il passato e vogliamo avere edifici che
abbiamo un rendimento migliore, dobbiamo cambiare atteggiamento. L’aria non è
l’elemento migliore per trasportare energia se lo raffrontiamo all’acqua o ai
refrigeranti. Così vedremo molti nuovi sistemi di raffreddamento e di
riscaldamento e li potremo combinare con quelli ad aria presenti sui tetti.
Vedremo anche l’utilizzo di sistemi con flusso di refrigerante variabile
provenienti dall’Asia, in quanto hanno un buon rendimento e sono in grado di
offrirci ciò che stiamo cercando a livello di rendimento. L’altro grande
sviluppo che sto osservando di questi tempi è la tecnologia delle pompe di
calore. Non ne abbiamo viste molte in America, sia per il costo ridotto
dell’energia sia per la disponibilità di quella tecnologia, ma è largamente
diffusa in Europa. Se saremo in grado di diffondere l’utilizzo delle pompa di
calore negli Stati Uniti, saremo in grado di ridurre la richiesta energetica
globale. Abbiamo curato la ristrutturazione dell’edificio degli uffici ASHRAE ad
Atlanta e abbiamo utilizzato sistemi diversi per ogni piano. Si è trattato di
una buona combinazione e si stanno cominciando a vedere soluzioni simili alla
nostra. Spesso si utilizzano anche refrigeranti nuovi, diversi dagli HFC,
proprio per limitarne l’uso.
Ad Atlanta, neL quartier generale ASHRAE state
monitorando i diversi sistemi , come ad esempio quello geotermico e rooftop?